
Nel 2023, il 12% delle abitazioni in affitto a Milano (circa 6000 contratti) sono state locate per meno di un anno.
Tra il 2015 e il 2023, i canoni di locazione sono cresciuti del 45%, mentre nel 2022 il 55,4% dei contribuenti milanesi ha dichiarato un reddito annuale inferiore a 26.000€, mentre il 32,3% percepiva meno di 15.000€ all’anno.
Queste e altre evidenze sono riportate nel secondo report dell’Osservatorio OCA dal titolo “Abitare fuori Milano – l’Abbordabilità della casa tra città attrattiva e regione urbana”, realizzato grazie alla collaborazione tra il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, CCL e LUM.
Già dal sottotitolo stesso del documento, si evince il grande protagonista del rapporto: il tema dell’abbordabilità della casa, ovvero l’accesso alla casa come condizione fondamentale per lo sviluppo di qualsiasi contesto urbano.
L’accesso all’abitare è al centro delle rilevazioni del report e la situazione delineata rispecchia pienamente l’emergenza abitativa di Milano.
Secondo le analisi, nel 2023 l’indice di metri quadri in locazione abbordabili spendendo al massimo il 30% del salario era di soli 26 mq per un operaio e di appena 35 mq per un impiegato.
Si tratta di un dato allarmante e insostenibile, per i cittadini di Milano, come sottolineato anche dal presidente di LUM, Vincenzo Barbieri:
<<Il rapporto tra offerta abitativa e stipendi non dovrebbe superare il 30% e il costo al metro quadro degli alloggi non dovrebbe superare gli 80-100 €: questo è il punto.
Invece il problema della casa viene affrontato in termini di finanziarizzazione: è diventato un processo finanziario, non riguarda più le esigenze dei lavoratori e di chi ha bisogno della casa. Se, però, il processo della finanziarizzazione ci porta all’emergenza abitativa, dobbiamo affrontare un altro problema: in che modo rispondono la politica, le imprese, gli operatori e le cooperative? Purtroppo, oggi le cooperative non sono più al centro delle politiche pubbliche, ma sono uno strumento prezioso dare risposte al problema della casa, perché hanno anche una caratteristica importante: la partecipazione, un modello che punta alla redistribuzione delle risorse per garantire alloggi e servizi di qualità ai suoi soci.>>
E’ noto che l’emergenza abitativa di Milano sia molto grave: la forbice tra salari e opportunità abitative continua ad allargarsi e ciò diventa ancora più evidente se si guarda il reddito residuo medio, ovvero ciò che rimane nel reddito una volta coperti i costi abitativi.
Soffermandosi su questo dato, infatti, si nota una situazione mediamente sotto la soglia di povertà, che si verifica, però, in un momento in cui l’aumento delle difficoltà nell’acquisto e la crescita della domanda si scontano.
L’ovvia conseguenza di questo contesto è il progressivo trasferimento di individui e nuclei a reddito basso da Milano verso i comuni dell’hinterland, emigrazione che alimenta la gentrificazione del capoluogo lombardo.
E’ per via di questa tendenza sempre più frequente che il report ha spinto le sue analisi oltre il perimetro comunale: quest’anno, infatti, è stato mappato un territorio quadrato di circa 60 km per 60 km e contenente oltre 300 comuni, chiamato “il fuori Milano”, sicuramente interessato da una relazione con la città.
Le osservazioni condotte su quest’area hanno consentito di rilevare l’accesso e la qualità della casa in diverse zone, considerando anche le infrastrutture e il costo del trasporto pubblico, la mobilità e il tempo di percorrenza della viabilità e – più in generale – le condizioni del contesto in cui si abita. Nonostante ci trovi fuori Milano, per molti individui e nuclei familiari la situazione rimane insostenibile.
Considerati tutti questi elementi, infatti, dal report emerge che in alcune zone dell’hinterland i lavoratori con un salario di 1500€ al mese che acquistano o affittano una casa di 70 mq utilizzano fino all’80-90% del proprio stipendio per sostenere tutti i costi – abitativi e non -, soprattutto nei comuni di cintura, quindi quelli più prossimi alla città.
Alla luce di questa situazione, il problema cardine dell’emergenza abitativa di Milano appare molto chiaro: la relazione sbilanciata tra i costi abitativi e i salari dei lavoratori.
Per questo, documenti come il rapporto OCA sono strumenti indispensabili per riflettere sul contesto real estate milanese e riappropriarsi del termine “affordable housing” inteso come “abitare sostenibile e accessibile”, e non come un prodotto da pubblicizzare.
A fronte dell’emergenza abitativa, è importante riscoprire una collaborazione solidale tra tutti gli enti coinvolti per realizzare abitazioni che siano davvero abbordabili, evitando che Milano si svuoti di ciò che costituisce il suo reale valore, la sua ricchezza: i propri cittadini.